Ikebana e tokonoma sono apparsi e si sono sviluppati di pari passo nel 15° secolo vedi art.13° : questo fatto ha influenzato alcune caratteristiche dell’ikebana come la sua denominazione di-destra (hongatte) o di-sinistra (gyakugatte) vedi art. 16° e 17° e anche la sua simbologia che ha potuto svilupparsi unicamente grazie al fatto che gli stili “tradizionali”  sono sempre stati creati per essere posti solo nel tokonoma.

 

 

 

 

 

 

 

Rappresentazione grafica di un Rikka in cui è intuibile nella parte alta il disegno di tre picchi brulli del monte Sumeru visti in lontananza, “disegnati” dal ramo principale

 

 

Nell’articolo 22° si è spiegato come  il simbolo buddhista del mitico monte (Su)Meru sia riprodotto nella struttura del Rikka mentre negli art. 15° e 24° si è descritto come il simbolo taoista tai-ji sia riprodotto coi vegetali nello Shōka e Seika, suddivisi in parte yang (legno) e parte yin (fiori), simbologia che è stata mantenuta negli Stili Alto, Obliquo  e -Che si riflette nell’acqua- della Scuola Ohara  nei quali il gruppo shu-fuku dev’essere yang rispetto al gruppo kyaku.

 

Sia nei Rikka che negli Shōka e Seika è stato possibile inserire queste simbologie unicamente per il fatto che, nella casa tradizionale giapponese fino a fine ottocento, l’ikebana era posto solo nel tokonoma, spazio sacro dunque inviolabile e impenetrabile, con poca profondità, che conteneva solo un kakemono, un ikebana e un possibile terzo oggetto.

 

 

Nella tradizione l’ospite si inginocchiava davanti al tokonoma, a una certa distanza per rispetto alla sua sacralità -di solito un tatami- ed ammirava silenziosamente prima il kakemono, l’oggetto più importante del tokonoma, poi la composizione, seconda per importanza; essendo il tokonoma chiuso ai lati, l’unica visione possibile era ed è dal davanti.

 

 

 

 

In questa fotografia di casa tradizionale giapponese è ben visibile il fatto che, essendo il tokonoma poco profondo e chiuso ai lati da due pareti, l’ikebana posto nel tokonoma è costruito per essere visibile solo dal davanti.

 

 

Essendoci una sola possibilità fissa, dal davanti e a una certa distanza, di guardare la composizione, questa poteva venir “disegnata” con i vegetali, fatto che non sarebbe possibile se questa fosse visibile da vari lati, poiché il disegno originale sarebbe stato deformato cambiando i punti di vista.

 

 

Il fatto che l’ikebana nella tradizione è costruito per essere  ammirato da un unico punto di vista è ben esemplificato nella “scultura” di Marco Cianfanelli,  Johannesburg, in Sudafrica: degli elementi di varie forme e spessori inseriti nel terreno mostrano il viso di Mandela  solo se visti da un unico e preciso punto di vista

 

 

RIKKA

 

Per la costruzione del Rikka simboleggiante il monte Sumeru si è preso come riferimento il modo di dipingere i Paesaggi in Cina.

 

 

 

 

 

A lato un disegno cinese di un Paesaggio (le cui regole compositive sono state assimilate dai pittori giapponesi) in cui, nello stesso disegno, sono ben esemplificate le tre tipiche prospettive: nella parte alta quella “in lontananza”, le montagne, nel mezzo quella “a media distanza”, gli alberi, e in basso quella “ravvicinata”

 

Nell’articolo 22° si è spiegato che il Rikka rappresenta il mitico monte buddhista Sumero la cui parte alta, come era consuetudine nei disegni cinesi e giapponesi del tempo, è rappresentata con prospettiva “in lontananza”, la parte media quella “a media distanza” mentre quella bassa in prospettiva ravvicinata, esattamente come nei disegni di Paesaggi.

 

 

In questo disegno di un Rikka preso da Rikka shōdōshũ (i giusti principi del Rikka) datato 1684 è facilmente visibile che la sua parte alta rappresenta tre picchi di montagne viste da lontano:

il ramo principale è un salice e l’autore ha potuto “disegnare” con i rami colaterali del salice la parte alta della composizione mostrando la parte in lontananza con tre vette, due alla nostra destra e una a sinistra, che contornano una valle (fusto del ramo) molto simile al disegno a lato che mostra la cima delle vette alpine contornanti una valle.

 

 

 

benché ci voglia un po’ più di immaginazione, anche in questo Rikka, pure tratto dal Rikka shōdōshũ, si possono vedere disegnate dal ramo principale di pino le tre cime del monte Sumeru che contornano una valle ( il tronco curvo del ramo principale ), due a destra ( 1 e 2 ) e una a sinistra ( 3 ).

 

In questi due disegni di Rikka presi come esempio, la rappresentazione delle parti “a media distanza” e “ravvicinate” non sono “disegnate” come la parte “in lontananza” e dunque difficilmente interpretabili di primo acchito: per la loro spiegazione vedi l’articolo 22.

NB: il simbolo del monte Sumeru, che caratterizza il Rikka, non è più presente nel Seika e Shōka, composizioni che, oltre ad altri simbolismi, rappresentano con i vegetali il simbolo Tai-ji essendo suddivisi in una parte con vegetali yang (rami) ed una con vegetali yin (fiori)

 

 

 

Seika e Shōka

 

Lo stesso ragionamento fatto per il Rikka vale sia per i Seika e Shōka che per gli stili Alto, Obliquo e Che si riflette nell’acqua della Scuola Ohara, che derivano dal Seika: in queste composizioni, in cui si rappresenta il simbolo del tai-ji con la sua parte yang di rami e la sua parte yin di fiori, questo simbolo è visibile solo se le composizioni sono messe nel tokonoma o, come si usa attualmente al di fuori di esso,  contro una parete in modo da essere visibile solo da un lato.

 

a sinistra un Seika visto frontalmente;

dalla fotografia a destra è evidente che la composizione è costruita per essere vista da un solo lato: questa mostra la parte bassa della composizione che, vista lateralmente, conferma il fatto che è stata concepita per essere vista solo frontalmente.

 

 

In alcune scuole ci fu la moda di “disegnare” coi vegetali, abbastanza frequentemente il profilo del monte Fuji come in questo Rikka della secoda  metà del 1600 disegnato da Hirozumi Sumiyoshi (1631-1705)

 

 o in questi tre seika, esempi scuola Enshu

oppure altri soggetti 

 

uccello

Fujiyama, anonimo

 

fatti possibili solo perché le composizioni erano nel tokonoma o contro una parete e perciò visibili solo dal davanti.

 

Moribana ed Heika scuola Ohara

 

 

 

gli stili Alto, Obliquo, Cascata e Riflesso nell’acqua  derivano dal Seika: in queste composizioni, in cui si rappresenta il simbolo del tai-ji con la sua parte yang di rami e la sua parte yin di fiori, questo simbolo è visibile solo se le composizioni sono messe nel tokonoma o, come si usa attualmente al di fuori di esso,  contro una parete in modo da essere visibile solo da un lato.

 

Ad esempio questo Stile Alto nell’Heika della Scuola Ohara riproduce il taiji con i vegetali yang (legno) del gruppo shu-fuku e con i vegetali yin (fiori) del gruppo kyaku solo se è visto dal davanti. Lo stesso Heika visto di lato (foto a destra), non ha alcun senso né significato.

 

 

Occidentalizzazione del Giappone e dell’ikebana vedi anche art. 35°

 

 

Mentre “l’occidentalizzazione forzata” generale del Giappone è cominciata nel periodo Meiji (1868-1912) con l’esempio dell’imperatore e tutta la nobiltà sia imperiale che shogunale che, al di fuori del privato, in tutte le occasioni pubbliche usarono solo abiti, oggetti, modi, occidentali,

 

tutto ciò che era giapponese venne rifiutato in favore di tutto ciò che era ritenuto  “occidentale”; nel disegno a destra, sul tavolo, troneggia una composizione floreale occidentale

 

 quella “particolare” dell’ikebana cominciò più tardi, verso il 1930: un gruppo di ikebanisti, al grido di battaglia “l’ikebana fuori dal tokonoma” scrisse il

Manifesto dei nuovi stili dell’Ikebana

che, fra l’altro, contiene le seguenti frasi:

“bisogna sbarazzarsi dell’idea che sia la natura o il vegetale che costituisca il materiale di base dell’Ikebana, altrimenti non arriveremo mai a fare dell’Ikebana un’arte nel senso pieno del termine” in cui l’arte è considerata dal punto di vista occidentale e non da quello giapponese tradizionale, in quegli anni  ritenuto sorpassato.

inoltre:

Il vegetale non è nient’altro che un pezzo di materia isolato che, in sé stesso, non ha nessun senso né contenuto.
Noi dobbiamo vedere nei vegetali solo le linee, i colori e le masse.”

 

Negli stili degli ikebana creati prima degli anni trenta prevale la “personalità” dei vegetali mentre in quelli creati dopo tale data prevale la “personalità” dell’ikebanista.

 

Togliendo l’ikebana dal tokonoma, e rendendolo visibilie da tutte le parti, non fu più possibile applicare la simbologia spiegata sopra e legata al fatto che la composizione era visibili solo da un lato.

In queste composizioni non c’è più la simbologia legata alla tradizione ma rimangono, tuttavia a completa discrezione dell’ikebanista, le altre caratteristiche dell’ikebana ossia il vuoto, l’asimmetria, la gerarchia, l’uso dei numeri dispari, il toglie il superfluo lasciando l’essenziale, ecc.

Hana-isho, Forma allineata, visibile da più lati, Scuola Ohara

Per differenziare le composizioni non più legate al tokonoma e che han perso ogni simbolismo  da quelle tradizionali, la Scuola Ohara usa due nomi differenti: denomina con STILE  (Alto, Obliquo, Che si riflette nell’acqua, Cascata) le composizioni create per essere messe nel tokonoma e legate alla tradizione mentre chiama FORME quelle non più legate al tokonoma e alla tradizione, create dopo gli anni ’30.