leggere prima l’ articolo 50° sulla  lettura On oppure KUN dei kanji

 

Le composizioni ikebana sono “figlie del loro tempo” ossia rispecchiano la visione della vita dei loro autori nei vari periodi storici, visione che è più volte cambiata dai primi ikebana strutturati della fine del 1400 fino alle composizione dei giorni nostri.

L’evoluzione storica di queste composizioni, dal KUGE al TATEBANA al RIKKA allo SHōKA/SEIKA ( fino all’apparire della parola IKEBANA verso la fine del periodo Edo) è percettibile anche nel tipo di kanji utilizzato e della scelta fra la sua lettura On (cinese, colta) oppure Kun (giapponese, popolare): anche chi non parla giapponese può, vedendo i disegni dei kanji e il loro significato, capire questa evoluzione.

 

 

Il KUGE è considerato da alcuni autori un protoikebana; usato sugli altari buddhisti e inciso sulle pietre tombali, pur essendo composto da soli fiori e non avendo regole compositive (fatto che lo differenzia dai tatebana composti principalmente da rami sempreverde o rami con fiori a cui si aggiungono pochi fiori erbacei e da “primitive” regole compositive), i kanji con cui è scritto lo legano alle future forme di ikebana poiché i due kanji del suo nome sono.

 

KUGE

 

 

 

Il primo kanji KU significa OFFRIRE ed è letto nella lettura ON;

il secondo kanji KA,GE lettura ON e hana , lettura Kun, è formato dal radicale -erba-, che indica dei vegetali in genere, posto sopra il segno -fiore nella piena fioritura-; questo kanji, oltre al significato di -fiore- significa anche -ostentato- ed era usato per indicare  la Cina, probabilmente perché la Cina si considerava un paese in “piena fioritura culturale” superiore ad ogni altro paese, per poi passare ad indicare i cinesi in generale e quindi è un kanji importante.

 


Disegno dei -cinque oggetti sacri- posti in quello che diventerà il tokonoma e comprendenti l’incensiere, il porta candele e tre TATEBANA, nati nel periodo Ashikaga, nella prima metà del 1400 alla Corte degli shogun. vedi articoli 32°35° e 12°13°

 

Gli shogun Ashikaga introducono l’abitudine di esporre nei loro palazzi una triade di kakemono, all’inizio rappresentanti  Buddha al centro con due personaggi minori ai suoi lati, e pongono una triade di oggetti comprendente una decorazione “floreale” ai piedi del kakemono rappresentante Buddha chiamata TATEBANA.

 

 

nella figura alla nostra destra, i tre tatebana sono disegnati con fiori erbacei, ma i primi TATEBANA erano composti, come si vede nel disegno alla nostra sinistra, principalmente da vegetali Kimono (Yang) ossia rami sempreverde o fioriti a cui si associavano pochi fiori erbacei o erbe, vegetali Kusamono (Yin). vedi Art. 2° e 70°

 

 

tatebana preso da un trattato specifico sull’ikebana

 

Il nome TATEBANA è scritto con i seguenti kanji:

che sono letti nella lettura KUN.

 

Il kanji  OFFRIRE, visibile nel nome KUGE, è ora sostituito dal kanji STAR DIRITTO mentre il secondo kanji di KUGE è mantenuto, data la sua importanza nell’evidenziare un vegetale nella sua piena “bellezza”, ricordando che questo kanji significa pure “ostentato” e ” Cina”.

Quindi TATEBANA significa fiori (importanti per i suoi altri significati di -ostentato- e -Cina-) posti diritti e questi specifici kanji mettono in risalto la funzione simbolica e rappresentativa della composizione.

Dunque, anche se apparentemente non c’è nessun nesso speciale che lega i KUGE, semplice assemblaggio di fiori, alle future composizioni ikebana, il secondo kanji con cui è scritto KUGE ( letto KA oppure GE in lettura ON e hana in lettura KUN ), rimane nel nome TATEBANA, nome indicante la prima composizione strutturata; l’offerta dei fiori sull’altare di Buddha (KUGE) viene trasferita nelle dimore “laiche” dei palazzi degli Ashikaga e il suo nome (e funzione) da offerta di “fiori” (significato di KUGE) cambia a “fiori” diritti” (significato di TATEBANA) in onore di Buddha, non più sull’altare ma in ambito più laico:  il primo kanji con cui è scritto TATEBANA mette in evidenza l’importanza di chi fa l’offerta, ossia lo shogun e la classe dirigente dei samurai.

 

 

Nel periodo Azuchi/Momoyama ( ultimi cinquanta anni del 1500 ) il TATEBANA si evolve nel RIKKA.

Mentre nel TATEBANA esistevano poche regole codificate, l’importante era di mettere dei vegetali “diritti”, il RIKKA diventa una composizione molto codificata, con 9-11 rami principali, un lato yang e uno yin, di grandi dimensioni ed eseguito per “colpire, impressionare” con la loro elegante esuberanza, grandiosità: i vegetali usati, benché più mossi che nel tatebana, sono posti ancora in modo verticale, diritti e il nome RIKKA è la lettura ON degli stessi due kanji usati per il nome Tatebana.

Essendo la lettura ON, cinese e più colta rispetto alla lettura KUN, giapponese e popolare, se ne deduce che la composizione Rikka ha assunto maggiorè importanza rispetto al Tatebana.

 

Rikka

Dunque TATEBANA e RIKKA sono la lettura KUN e ON degli stessi due kanji e significano entrambi:

vegetali messi diritti

 

 

SEIKA

 

 

Nella prima parte del periodo Edo, in cui comincia ad emergere la ricca borghesia cittadina, il Rikka, troppo difficile da creare e basato su simboli cari alla nobiltà shogunale e imperiale ma ostici alla classe emergente dei mercanti-artigiani, viene semplificato mantenendo solo tre elementi principali ed è chiamato SEIKA da tutte le Scuole d’ikebana ma SHōKA solo dalla scuola Ikenobo ( nomi differenti poiché la disposizione dei tre elementi nello spazio è differente nelle due forme) vedi Art.24°

I maggiori fruitori dell’ikebana sono ora i ricchi mercanti che percepiscono la nuova composizione in modo differente rispetto all’ormai “sorpassato, non più di moda” Rikka per cui anche i kanji usati per descriverlo sono differenti dai kanji usati per i nomi Rikka/Tatebana, composizioni che continuano ad essere preferite dalla nobiltà shogunale e imperiale.

TATEBANA e specialmente RIKKA erano usati per stupire gli ospiti mentre i nomi SEIKA/SHōKA mostrano un nuovo e differente contatto con i vegetali usati: questi vengono percepiti “viventi”,  mentre nel Rikka era importante che questi fossero messi “diritti” e usati per impressionare.

 

 

Di conseguenza il “nuovo” kanji KA ha mantenuto il suono originale con la lettura On: KA e lettura KUN: hana ma è stato sostituito da un nuovo segno il quale, rispetto al precedente che evidenziava la bellezza di un fiore completamente aperto, mette ora in evidenza la transitorietà, il cambiamento.

 

IL kanji KA usato ora è composto dallo stesso radicale –erba– presente nel kanji di Rikka

ma il segno ad esso sottostante è passato dal segno mostrante un –fiore completamente aperto– al segno –cambiamento-

(uomo in piedi seguito da uomo seduto= uomo che invecchia= cambiamento)

Anche il kanji che nella lettura ON si legge SEI, SHō mostra una visione differente che non è più lo “star diritto e impressionare” del Rikka ma evidenzia il “dar vita, far vivere” i vegetali.

 

La lettura dei due kanji è ancora ON, come la lettura di Rikka.

 

Nella seconda metà del periodo Edo, le composizioni SEIKA/SHōKA sono eseguite ed apprezzate non solo dal gruppo (relativamente ristretto) dei ricchi commercianti e artigiani ma da un sempre crescente numero di cittadini, anche meno ricchi: l’aumento della sua popolarità porta a leggere i due kanji non più nella lettura (cinese e colta) On ma nella sua lettura (giapponese e popolare) Kun pronunciata ikebana; la scelta della lettura Kun IKEBANA rispetto alla sua lettura On SEIKA/SHōKA indica che il comporre dei vegetali, da arte praticata prima solo da piccoli gruppi ristretti ( nobiltà shogunale e imperiale col RIKKA, gruppi ristretti di ricchi cittadini col SEIKA/SHōKA ), si è esteso a buona parte della popolazione, anche femminile.