INTRODUZIONE :

parlando in generale, tutti noi abbiamo una visione personale del mondo che si è formata sin dalla nascita sia attraverso la cultura dei nostri genitori e del luogo in cui siamo nati sia tramite le nostre esperienze personali, perciò utilizzeremo la definizione di “bello o brutto” “giusto o ingiusto” , corretto o scorretto” ,”normale o anormale”,  basandoci sullo schema di bellezza, giustizia, correttezza, normalità, che abbiamo imparato.

Questo schema, anche se condiviso da una maggioranza -famiglia, gruppi etnici o religiosi o culturali o politici o sociali o nazionali – rimane sempre uno schema acquisito. Ogni evento della nostra vita ed ogni cosa vengono classificati in base a questo schema, perciò non è l’evento stesso o la cosa che abbia una connotazione “bella o brutta” “giusta o ingiusta” “corretta o scorretta” “normale o anormale” ma è l’opinione che noi abbiamo dell’evento o della cosa ossia “la lettura” che noi facciamo basandoci sui nostri schemi personali soggettivi e imparati.

Detto in modo schematico, drastico e rozzo : per il buddhismo, l`illuminazione o satori (tori=rimuovere, sa=distinzioni) è il ritorno allo schema mentale antecedente agli schemi dualistici imparati, ossia il “rimuovere le distinzioni acquisite”.

 

Nei precedenti articoli si è evidenziato che la  maggioranza delle regole compositive dell’ikebana sono una “messa in pratica” di idee religiose o filosofiche come, ad esempio, la direzione dei tre elementi principali, il vuoto, l’asimmetria, le proporzioni.

Anche il concetto di “bellezza”, usato anche per “giudicare” un ikebana, per il giapponese tradizionale colto, è basato sugli stessi concetti d’origine religiosa e filosofica che sono alla base delle regole compositive dell’ikebana.

Detto in modo schematico, drastico e rozzo : bello è ciò che fa intravvedere nell`opera esaminata dei concetti religioso-filosofici soprattutto shintoisti  e buddhisti.

 

A) SHINTO

parlando in modo schematico, drastico e rozzo, per il Cristianesimo Natura e Uomo sono stati creati da Dio in momenti separati – dunque ben distinti – e l’Uomo ha sempre avuto un atteggiamento predatorio verso la Natura.

Per lo Shintoismo sia l’uomo che la Natura sono discendenti diretti dei Kami (alcune componenti della Natura sono persino state partorite – vedi le isole e il kami del Fuoco che, durante il  parto, ha bruciato sua madre kami Izanami causandone la morte) perciò il giapponese di religione shintoista percepisce la Natura come suo consimile vedendo in essa una sacralità e “consanguineità” che lo porta ad un rispetto verso essa, rispetto sconosciuto alla cultura occidentale .

 

Importante è pure l’attenzione (d’origine shinto) che l’uomo ha nei confronti di oggetti comuni come spade, specchi, gioielli, rami d’albero, pietre, ecc. poiché ritenuti sede di Kami che possono determinare, in senso positivo o negativo, lo stato di salute di chi li possiede o li usa .

Anche quando questa operazione di “investimento magico” cominciò ad indebolirsi è stato mantenuto un minuzioso interesse per tutti gli oggetti, con un atteggiamento, parlando in modo generico, particolarmente attento al loro aspetto, ai minimi dettagli per le loro forme, alle minime sfumature dei colori, alle diverse possibilità di rifrangere la luce.

Detto in modo schematico, drastico e rozzo : la messa in evidenza di queste caratteristiche d`origine shintoista è una delle componenti nella definizione di “bello”

 

 

B) BUDDHISMO

 

I due concetti religiosi che hanno (direttamente o indirettamente) influenzato l’idea

di “bello” sono l’impermanenza e l’insostanzialità, già tratti brevemente nell’articolo

22°

 

 

 

1) L’ IMPERMANENZA, IL CAMBIAMENTO

(MUJO in giapponese, ANICCA in lingua pali)

 

ogni cosa che nasce comincia a consumarsi appena vede la luce e procede fatalmente verso la sua fine, quindi ogni cosa, come ogni forma , vale non in quanto permanente ma in quanto scompare, si trasforma, si dilegua .

 

“Bello” è considerato ciò che esalta l’impermanenza:
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ciliegi in fiore a Yoshinogama-Watanabe Shikō 1683-1755

 

 dai fiori di ciliegio – che durano pochi giorni – paravento

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

paravento Sakai Hōitsu 1761-1828

 
 
 

alla luna piena, che dura solo una notte

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Susini e uccelli Kano Sanraku 1559-1635

 
 
al ramo vecchio e contorto -magari coperto di licheni- su cui sboccia una “giovane” infiorescenza
 
 
 
 
 

2) L’INSOSTANZIALITÀ

( MUGA in giapponese, ANATTA in lingua pali )

 
Ciascun sé, sia inteso come semplice elemento fisico o come singolo individuo vivente, non è né costituito né pensato come unità separata, come ente autonomo e indipendente.
Ogni realtà non esiste in modo isolato e autonomo ma in dipendenza da un’infinita serie di fattori esterni.
Ogni ente è sempre e necessariamente costituito da relazioni sia a livello biologico che etico.
 
 
Detto in modo schematico, drastico e rozzo: nel concetto di bello gioca un ruolo anche l’evidenza delle relazioni; per l’ikebana è importante ottimizzare le relazioni di misure dei vegetali in funzione delle misure del vaso, le relazioni fra forme, le relazioni fra colori, le relazione fra composizione e luogo dove questi è posto.