Nell’ikebana, il punto d’uscita dei vegetali dal vaso è molto importante.

 

 

Alla fine dell’Ottocento, la Scuola Ohara, oltre ad introdurre le composizioni in vaso basso, ha introdotto un cambiamento epocale modificando una delle regole basilari dell’ikebana, esistente sin dalla sua nascita nel 15° secolo e che è rimasta inalterata fino alla fine del periodo Edo: si è passati da un’uscita unitaria/compatta dei vegetali dal vaso, sia alto che basso, ad un’uscita “non unitaria/distribuita su una superficie”.

Nel Moribana (composizione in vaso basso) i tre vegetali principali sono inseriti in tre punti ben distinti e lontani fra di loro, con l’inserzione dei loro ausiliari  entro il tipico triangolo scaleno da essi formato.

Prima dell’introduzione del Moribana, nelle varie composizioni come il Tatebana, Rikka, Shōka/Seika e Nageire, rami e steli che escono dai vasi alti sono in strettissimo contatto occupando solo una parte della bocca del vaso ossia presentano un’unità del punto di crescita della composizione come è visibile nei disegni sottostanti.

 

 

 

   

Tatebana 

Rikka  

Shōka/Seika  

  Nageire

 

  

Meno frequentemente si usavano già anche dei vasi bassi ma sempre con un uscita dei vegetali dal vaso molto compatta

1) nei Suna no mono, composizioni Rikka informali in vasi bassi contenenti sabbia

2) nel periodo Edo si componevano degli Shoka/Seika anche in vasi bassi ma sempre con i vegetali uscenti da un unico punto come mostra la stampa a sinistra di Hosoda Eisho (1789-1801).

 

 

 

Shoka/Seika  

  Suna no mono

 

Sia nei Suna no mono prima e poi negli Shoka/Seika, esistevano delle varianti che separavano quello che la scuola Ohara chiama il gruppo shu-fuku dal gruppo kyaku ma continuando a mantenere sia l’uscita di shu/fuku, con i loro ausiliari, che quella di kyaku, e suoi ausiliari, molto compatta come è visibile nei disegni sottostanti.

 

 

Suna no mono

Seika  

  

Lo scopo di tenere strettamente uniti i vegetali all’uscita dal vaso è che:

un punto di crescita unitariorinforza” la composizione mentre un

punto di crescita sparpagliato la “indebolisce.

 

 

 

 

 

Le composizioni a sinistra con i vegetali che occupano tutta, o buona parte, la bocca del vaso appaiono “più deboli” delle composizioni (Scuola Ikenobo) a destra.

 

Il proverbio italiano “l’unione fa la forza” è evidente nelle composizioni ikenobo in cui i vegetali che escono da un unico punto  danno alla composizione una sensazione di “forza” in contrapposizione alla sensazione  di “debolezza” data dalle composizioni a sinistra.

Anche se la Scuola Ohara ha introdotto nella storia dell’ikebana la novità del Moribana con le inserzioni dei vari vegetali distanziate, non tutte le sue composizioni seguono questo schema e molte composizioni hanno mantenuto il precedente modo in cui  gli elementi con i loro rami/gambi escono dal vaso a stretto contatto, mantenendo la compattezza alla base della composizione tipica di tutti gli stili esistenti prima dell’introduzione del Moribana.

 

 

Interessante notare che, pur essendo famosa per aver introdotto il Moribana con le inserzioni dei vegetali formanti un triangolo, la Scuola Ohara inizia l’insegnamento ai principianti con gli Hana-isho, forme di base, in cui si insiste che i vegetali devono essere inseriti nel kenzan proprio uno dietro all’altro per fare in modo che la composizione mostri un punto di uscita dal vaso unitario, compatto.

Dunque la Scuola Ohara mantiene il punto d’uscita dal vaso unitario nelle seguenti composizioni:

 

1) Hana-isho, forme di base

 

 

Nelle composizioni Ohara, frequentemente, il punto d’uscita dal vaso delle composizioni è coperta da vegetali e dunque non direttamente visibile: la verifica che il punto di partenza dei vegetali sia unitario è data dal fatto che le linee di tutti i vegetali devono convergere in un unico punto, indicato dal cerchio rosso nel disegno di destra.

  

2) Heika

 

 

questa unità dei vegetali all’uscita della bocca del vaso, anche se presente, è poco visibile poiché ci sono dei vegetali che nascondono la bocca del vaso ma è ben visibile se si guarda la stessa composizione da lato in cui è evidente l’unità del punto d’uscita dei vegetali.

 

3) Paesaggi Tradizionali in lontananza,

 

 

 

in cui il gruppo shushi/fukushi rappresenta un albero per cui tutto il gruppo è inserito in un unico anello dello shippo, in verde nell’immagine

 

 

 

 

4) Paesaggi Tradizionali a media distanza,

 

 

in cui il gruppo shushi/fukushi rappresenta un cespuglio la cui base, anche se non così compatta come il tronco dei Paesaggi in lontananza, è unitaria perciò shushi, fukushi e i loro tre ausiliari sono inseriti uno dietro all’altro nei cinque spazi dei due anelli dello shippo, in verde nel disegno.

 

Unica eccezione: quando i rami usati hanno fronde voluminose che occupano molto spazio, non si usa un unico shippo a due anelli bensì due shippo separati e posizionati abbastanza lontani in modo che i rami non si tocchino: questi due shippo contenenti uno il gruppo shu e l’altro il gruppo fuku,  con lo shippo di kyaku formano il tipico triangolo scaleno del Moribana, come nei Paesaggi Tradizionali ravvicinati.

 


 

Nei Paesaggi Tradizionali in prospettiva ravvicinata, in cui vengono usati erbe e fiori che in Natura crescono sparpagliati, i vegetali non escono uniti dal vaso come nei Paesaggi -in lontananza- o -a media distanza-, ma seguono le regole canoniche del Moribana perciò shushi, fukushi e kyakushi sono inseriti in tre shippo differenti e formanti un triangolo scaleno, più o meno distanziati a  seconda del tipo di vegetali usati nella composizione.

 

 

visione laterale di un Paesaggio ravvicinato   con il gruppo shu e fuku inseriti in due shippo differenti; il terzo shippo, per ora vuoto, conterrà i vegetali del gruppo kyaku