1) origine delle scelte e associazioni dei vegetali nella poesia e sua influenza su:

2) origine delle scelte e associazioni dei vegetali nell’ikebana (articolo n° 60)

nell’ikebana, sin dalle sue origine nel 15° secolo, scelte e associazioni dei vegetali da usare nelle composizioni non sono state ideate ex novo dalle Scuole d’ikebana ma prese dalla cultura già esistente.

Questa conoscenza dei vegetali traeva origine soprattutto dalla poesia ossia preferenze, scelte, associazioni dei vegetali ripetevano quelle descritte nelle poesie e nei racconti (che a loro volta citavano pure delle poesie).

Queste poesie sono state scritte da aristocratici colti che vivevano nelle capitali Nara e Heian  (attuale Kyoto) che erano  raramente a contatto diretto con il mondo rurale perciò la natura era da loro idealizzata; con queste poesie si è formato un vocabolario e una codificazione della natura associati in modo specifico alle stagioni.

 

Le due raccolte di poesie principali sono:

il MAN.YŌ-SHŪ (Collezione di diecimila foglie), apparso nel periodo Nara (710 – 784), che contiene 4516 poesie con 1600 citazioni di nomi di piante e anche

il KOKIN WAKA SHU (Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne), apparso nel periodo Heian (794-1185),  che contiene 1111 poesie con molte citazioni di nomi di vegetali. In ambedue le raccolte, circa il 20% delle poesie è scritto da donne.

La conoscenza di moltissime poesie presenti in questi due testi ( e in altri apparsi dopo ) era parte essenziale della cultura della Nobiltà imperiale e, in seguito, shogunale, sia maschile che femminile, e riferimenti alle poesie erano frequentissimi negli scambi epistolari e nei discorsi quotidianità. Nel periodo Edo, questa conoscenza era essenziale anche per la classe della ricca borghesia delle città (chŌnin)

Vari giochi di società della Nobiltà erano basati sulla conoscenza di un gran numero di poesie:

 

 

ad esempio quello dei Kai-awase, in cui le due valve di conchiglie, al cui interno erano scritti versi di poesie su una valva e loro autori o poesia completa nella sua gemella, dovevano essere appaiate.

 

 

geishe che giocano al Kai-awase, periodo Edo: le conchiglie erano poste sul tatami con il lato concavo verso il basso; il gioco consiste nel sollevare una valva e, riconosciuta la poesia o l’autore, ricordarsi dov’era l’altra valva, magari sollevata in precedenza e riposta, combaciante sia nella forma che nel contenuto poetico

 

 

Le scatole contenevano 360 paia di conchigli dunque chi giocava doveva conoscere a memoria almeno 360 poesie. Per tradizione, questi giochi venivano regalati alle spose poiché le conchiglie alludevano alla fedeltà coniugale (fedeltà obbligatoria solo per la moglie), potendo ogni valva combaciare solo con un unica altra valva ossia quella da cui è stata separata inizialmente. Nel periodo Edo si introdusse la variante in cui, al posto delle poesie e loro autori, si disegnavano dei fiori o scene di racconti tradizionali che dovevano essere appaiati.

 

 

Dopo l’introduzione delle carte da gioco da parte dei Portoghesi, diventò di moda lo stesso gioco d’associazione di poesie e loro autori/autrici nel gioco dei karuta-awase. Di solito ci sono 100 poesie, di autori differenti da quelli presenti nel Kai-awase.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

parte di un paravento di Tosa Mitsuoki (1617-1691)

 

 

paraventi di Sakai Hoitsu (1771-1828)

 

 

Fra la Nobiltà del periodo Heian c’era la moda di scrivere poesie e poi di appenderle agli alberi e questa usanza la si ritrova nei disegnati sui paraventi che contengono poesie di famosi poeti sia del MAN.YŌ-SHŪ che del KOKIN WAKA shu.

 

 Nelle poesie si è cominciato a preferire la citazione di certi vegetali rispetto ad altri probabilmente anche grazie al fatto che nella lingua giapponese esistono molti omofoni ossia kanji che si scrivono in modo differente ed hanno un significato differente ma hanno lo stesso suono (vedi art. 50°).

Ad esempio il PINO si legge MATSU che è omofono di ASPETTARE per cui, probabilmente, nelle poesie il pino venne più usato rispetto ad altri nomi di piante poiché si poteva sottintendere l’aspettare, ad esempio, la persona amata.
Altro esempio è il LOTO che si legge REN con i suoi kanji omofoni, interessanti da usare nelle poesie, che significano AMARE, COMPATIRE, TENERE A QUALCUNO.
Per queste ed altre ragioni, nella cultura del periodo Nara ed Heian, si cominciò a STAGIONALIZZARE la Natura ossia ciò che era presente nella realtà tutto l’anno o in varie stagioni (come uccelli, vegetali, animali) venne citato solo associato ad una stagione specifica di cui ne divenne il simbolo e si arrivò a stagionalizzare persino i “luoghi famosi” (località molto conosciute e visitate, riprodotte anche sui paraventi) rappresentandoli solo in specifiche stagioni, di solito primavera ed autunno. Anche la pittura religiosa fu stagionalizzata mostrando, ad esempio, Buddha in una data stagione simboleggiata da foglie rosse in autunno, ciliegi in fiore primaverili, le sette erbe autunnali o il pino in inverno.
La poesia di Dōgen  esemplifica questa stagionalizzazione:
la luna piena, in modo speciale quella dell’ottavo mese nel vecchio calendario lunare (corrisponde al nostro settembre), già nella Poesia cinese veniva ritenuta la più bella e, benché la luna piena appaia ogni mese, questa fu stagionalizzata con l’autunno, ossia citata prevalentemente con l’autunno.
In questi quattro kakemono di Mochizuki Gyokuse (1834-1913) intitolati  luna nelle quattro stagioni la luna piena è rappresentata solo in Autunno
 
  
Se si considera l’Autunno,
fra le molteplici poesie, questa di anonimo è abbastanza tipica poiché, oltre alla luna d’autunno, cita (il ritorno del)le oche selvatiche, anche loro stagionalizzate con l’autunno. Stessa stagionalizzazione nel disegno in cui la luna piena autunnale fa da sfondo all’oca selvatica che vola sopra alcune erbe autunnali.
 
Anche alcuni insetti furono stagionalizzati come, ad esempio, il grillo citato prevalentemete in autunno, benché sia presente in altre stagioni.
Pure i sentimenti furono stagionalizzati: ad esempio la tristezza, che può essere percepita in qualsiasi stagione, è stata associata all’autunno probabilmente poiché AKI = AUTUNNO ha un omofono che significa STANCHEZZA
 
 
 
 
 
Anche degli animali furono stagionalizzati: ad esempio i cervi, presenti tutto l’anno, furono associati all’autunno, come in questa poesia che cita i tipici soggetti autunnali dalla luna, sottinteso piena, alla tristezza (il cervo si lamenta).
Il monte Ogura, citato con gli altri temi autunnali, è uno dei “luoghi famosi” pure loro stagionalizzati: questo monte, ovviemente presente tutto l’anno, viene prevalentemente descritto in autunno e non nelle altre stagioni.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

disegno con i tipici riferimenti all’autunno: rami di acero, luna piena e cervi

Altro esempio di stagionalizzazione autunnale di luoghi famosi è il fiume Tatsuta, citato in varie poesie ed associato alle foglie rosse autunnali, di solito dell’ acero, che trasporta a valle formando un broccato rosso sulla superficie dell’acqua;
tema che ritroviamo nel disegni come quello di Hokusai (1760–1849) in cui gli aceri sono visibili lontano sulle montagne che fanno da sfondo al disegno e le cui fogli vengono trasportate dalla corrente verso il suo estuario ove formeranno un broccato rosso citato in varie poesie come:
 

 

Stagionalizzazione del fiume Tatsuta, associato alle foglie autunnali dell’acero, che ritroviamo in questo piatto di anonimo e nei due piattini di Ogata Kenzan (1663–1743) in cui sono dipinti mulinelli ed onde del fiume Tatsuta che trasportano le foglie di acero.

Per quale ragione ci fu questa stagionalizzazione?

 

Fra altre probabili cause c’è il fatto che la Nobiltà, nel periodo Nara ed Heian, non si muoveva dalla capitale; specialmente le donne erano quasi recluse in casa, riparate dagli sguardi estranei da vari tipi di paravento ed uscivano raramente dalla città per dei pellegrinaggi ma in questo caso erano ben nascoste nei carri trascinati da buoi.
 
Per la Nobiltà, autrice della maggior parte delle poesie dell’epoca, le uniche fonti per avere un’idea della Natura erano:
1) i giardini: ma questi, in entrambi i periodi storici, erano composti principalmete solo da acqua, rocce e alberi sempreverde e alberi da fiore.
disegno che  mostra il tipico giardino con il ruscello che da Nord si snoda verso Sud, rocce, alberi sempreverdi e alberi da fiore e un paravento con gli stessi elementi tipici: acqua, rocce, alberi sempreverde e con fiori.
2) la letteratura poetica e saggistica spiegata all’inizio di quest’articolo; l’unica fonte di “informazioni” sulla Natura, oltre ai giardini, erano le poesie e la letteratura (che a sua volta citava le poesie)
disegno d’epoca che mostra l’interno di una residenza con disegni sulle porte scorrevoli e uno scaffale con le raccolte poetiche e letterarie.
 
3) disegni sulle porte scorrevoli all’interno delle residenze che, però, a loro volta riproducevano principalmente i vegetali citati nelle poesie e nella letteratura del tempo.
 
Questa stagionalizzazione della Natura portò gli artisti pittori a disegnare dei temi ricorrenti: “fiori, alberi e uccelli delle quattro stagioni” ossia sui paraventi, porte scorrevoli o nei kakemono si disegnavano associazioni  tradizionali di questi tre soggetti con variazioni sul tema nel senso che potevano essere solo alberi e uccelli delle quattro stagioni oppure fiori e uccelli o solo alberi e fiori; le quattro stagioni potevano essere dipinte ognuna su di un singolo  paravento oppure primavera ed estate su di uno e autunno inverno sull’altro mentre nei kakemono, di solito, si disegnavano alberi, uccelli e fiori per ogni singolo mese.
 
 
due paravent “alberi, fiori e uccelli delle quattro stagioni” di  Kanō Eitoku (1543 –1590); i paraventi giapponesi “si leggono” da destra a sinistra ossia primavera e estate nel primo e autunno ed inverno nel secondo a lato (per quanto riguarda i vegetali, l’autunno è simbolizzato dall’acero rosso e l’inverno dal pino e camelia bianca)
 
 
12 kakemono disegnati da Sakai Hōitsu (1776-1828) pure della serie Alberi, fiori e uccelli delle quattro stagioni

esempio di combinazioni di colori di 6 kimono secondo la stagione

 

La stagionalizzazione della Natura ha influenzato tutte le arti fra l’altro anche la scelta dei colori e scelta dei vegetali da rappresentare sui kimono.
 
In epoca Heian le nobildonne si vestivano con una sovrapposizione di kimono (fino a 12) di colori differenti, colori basati principalmente sui vegetali la cui stagionalizzazione li aveva resi “più alla moda” rispetto ad altri.

 

 
 
schizzi preparatori per kimono
 
Anche la scelta dei motivi vegetali nei disegni dei kimono in epoca Edo era prevalentemente basata su quei fiori, alberi e erbe  che la stagionalizzazione aveva preferito rispetto ad altri.
 

 

Questa stagionalizzazione della natura, cominciata nella poesia del periodo Nara e Heian e poi estesa alla letteratura e in seguito alle arti figurative, è entrata a far parte della cultura prima solo imperiale poi assorbita dalla classe dei samurai; all’apparire dell’ikebana nel 15° sec. queste preferenze nella scelta e nelle associazioni dei vegetali, già esistenti nella cultura del tempo, furono usate nel decidere la selezione dei vegetali delle composizioni, come vedremo nel prossimo articolo.