breve preambolo sull’APPRENDISTATO  DELL`IKEBANISTA

 

I vegetali, nella loro totalità e nelle loro singole parti, crescono in natura in modo armonico rispetto ai vegetali che li contornano.

Una volta colti e separati “dall`armonia naturale” in cui sono cresciuti e messi in un contenitore, è solo tramite le regole compositive dell`ikebana che questa armonia fra i vegetali viene ristabilita.

Ciò avviene poiché queste regole derivano da religioni/filosofie (shintoismo, buddhismo e buddhismo zen, taoismo, confucianesimo) in cui Uomo e Natura sono parte di una stessa entità (contrariamente al cristianesimo che li vede separati) e dunque “governate” dagli stessi princìpi; inoltre queste regole (come in tutte le Arti Tradizionali giapponesi) sono state “distillate” passando da una generazione di maestri ikebanisti all`altra dal 15° secolo fino ai giorni nostri.

Come le regole grammaticali, per chi impara una lingua straniera, devono essere apprese e “pedantemente” applicate dal principiante per poi essere dimenticate poiché fatte proprie da chi parla fluentemente la lingua, anche le regole dell`ikebana non sono fini a sé stesse ma servono a capire le norme dei rapporti fra i singoli vegetali, il contenitore, il luogo in cui vien messa la composizione.

 

INTRODUZIONE

 

L`ORGANIZZAZIONE DEI VEGETALI NELLE COMPOSIZIONI IKEBANA HA SEMPRE RIPRODOTTO SIMBOLICAMENTE SIA L`ORGANIZZAZIONE SOCIALE DEI SUOI AUTORI E FRUITORI SIA LE LORO CREDENZE RELIGIOSE E FILOSOFICHE E ANCHE SE TALI SIMBOLI, COL PASSARE DEL TEMPO, HANNO PERSO DI SIGNIFICATO, LA STRUTTURA DI BASE DELL`IKEBANA BASATA SU QUESTI SIMBOLI È RIMASTA PRATICAMENTE INALTERATA FINO AI NOSTRI GIORNI.

 

 

Le composizioni dal 15° sec. (periodo in cui è apparso l’ikebana) fino all’inizio del periodo Edo erano costruzioni simboliche, che usavano vegetali per rappresentare concetti filosofico-religiosi.

 

queste composizioni esprimevano l’armonia dell’universo che, oltre al simbolismo shintoista e buddhista, era basata sul concetto dello yin/yang. vedi Art. 2°

infatti:

° delle foglie, rami e fiori si considerava

il lato yang cresciuto verso il sole (hi-omote)

e il lato yin, cresciuto all’ombra (hi-ura)

hi=sole            omote=faccia/lato                 ura= opposto, sotto

 

° dell’intera composizione si considerava il suo lato yang (contenete i vegetali yang: ki-mono, ki=legno) e il lato yin (contenente i vegetali yin: kusa-mono,  kusa=erba) vedi art. 15°: origine simbolica dell’ikebana

 

° la composizione era formata da un numero dispari di elementi (i numeri dispari sono preferiti poiché considerati yang) con l’unica eccezione del numero due che, pur essendo yin come tutti i numeri pari, era usato poiché considerato la somma di yang + yin.    vedi Art. 62°

 

 

È solo nel periodo Edo che decadono sia la visione cosmica e mistica dell’esistenza sia la percezione sacrale della natura, caratteristiche delle epoche precedenti, e contemporaneamente avviene un processo di secolarizzazione delle arti in genere, Ikebana incluso: la simbologia su cui era basata la creazione delle regole compositive dell’ikebana viene ritenuta superata e, piano piano, viene parzialmente dimenticata: la maggior parte di queste regole compositive basate su simboli religioso-filosofici continua ad essere applicata senza più saperne l’origine simbolica.

 

 

Le composizioni vengono ora percepite in modo differenti e, di conseguenza, vengono identificate con una nuova lettura dei kanji che, all’inizio del periodo Edo, si leggevano in lettura On shō-ka/sei-ka e che ora vengono letti, in lettura Kun, ike-bana, mettendo in evidenza ikeru=dare vita, ossia i vegetali non sono più visti per il loro simbolismo ma esprimono sé stessi in qualità di esseri viventi (vedi articolo 50°, sulla lettura On e Kun, e 54°, evoluzione dell’ikebana nella lettura dei kanji)

 

 

Nonostante questo cambiamento nella visione dell’assieme delle composizioni, le regole basilari compositive rimangono quelle del Rikka, anche se semplificate.

 

Ancora all’inizio del 1800 nel testo Enshū sōka ikō kaden shō (trasmissione orale dell’ikebana della scuola Enshū), di anonimo datato 1801, si afferma perentoriamente:

 

-se in una composizione non si trovano i princìpi dello yin/yang, questa non è un ikebana.-

 

 

In Giappone si è sempre attuato il sincretismo religioso e filosofico, ossia non si è mai sentito il dovere di scegliere una religione o filosofia rifiutando le altre; da ogni religione o filosofia si è sempre scelto ciò che sembrava più adatto o utile a seconda delle circostanze, nel privato, nella vita pubblica o per i riti di passaggio quali la nascita, il matrimonio, il funerale o altro.

 

 

Anche l’ikebana riflette questo sincretismo poiché nella sua costruzione sono riconoscibili i simboli sia di religioni che di filosofie differenti: la scelta dei vegetali e la loro associazione, la loro posizione ideale nella composizione, la direzione, le misure, sono basate sui simboli del taoismo, shintoismo, buddhismo, neo-confucianesimo e su delle pratiche magico-religiose come il feng-shui che verranno spiegate in seguito.